2 giugno 1946, la nuova “primavera”

sessantotto

2 giugno 1946, la nuova “primavera”

di Irene Brioschi

In occasione della celebrazione del 2 giugno, mi è stato proposto di riflettere sull’importanza del diritto universale al voto.
Universale, senza limitazioni su base censitaria o di alfabetizzazione, ma soprattutto di sesso, è importante ricordare che fino a metà del secolo scorso, non era così ovvio che una madre, una lavoratrice o una studentessa, potessero votare al pari di un padre, un lavoratore o uno studente.

C’è da dire che con il passare dei secoli la figura femminile è andata via via sempre più verso il marginale, diventando quasi una merce di scambio, che passava di mano in mano, da padre a marito, in cambio di doti e titoli, soprattutto nelle classi più abbienti.

Con l’estensione del voto anche alle donne, si ha una rivendicazione molto forte, non solo a livello politico (dove si possono avere dei risultati più omogenei, dando la possibilità ai vari partiti di avere un risonanza universale, non legata ad una percentuale di popolazione), ma a livello di libertà e di valore su piano sociale e culturale della figura femminile, la domanda, che secondo me, tutti si dovrebbero porre è: perché?
Perché si è dovuto attendere fino alla primavera del ‘46, perché fino al 2 giugno?
Perché riservare il voto al solo pubblico maschile? Le donne italiane, non avevano forse lo stesso diritto e dovere di essere anche delle cittadine italiane, con lo stesso peso sociale di un qualsiasi uomo?

Erano italiane solo perché nate dentro il confine del Bel Paese, ma oltre a questo non avevano alcun valore come esseri umani, perché relegate ad un carattere biologico, quale il sesso, che su carta aveva più peso della preparazione culturale o semplicemente del pensiero critico di cui tutti, (senza alcuna differenza) beneficiamo?

Il diritto al voto è una delle libertà più importanti delle quali possiamo godere, perché è l’opportunità di esprimere ciò che desideriamo per il nostro Paese e non dovrebbe essere un qualcosa limitato dall’alto, ma una scelta personale, il decidere se presentarsi al seggio o l’astenersi, indifferentemente dal grado di istruzione, dalla classe di appartenenza e dal sesso, cosa che, forse meno di tutte, a parer mio dovrebbe essere rilevante davanti ad un qualcosa di così grande ed importante.

Il mio personale diritto al voto, in quanto studentessa, lo vedo come un qualcosa di normale, ma non dimentico però le lotte, le donne e gli uomini che si sono battuti, nei secoli, per ottenerlo, proteggerlo e tramandarlo.

Il 2 giugno è una celebrazione importantissima, non solo dal punto di vista politico, con la nascita della Repubblica, ma anche dal punto di vista sociale, dove, si è visto un grande Paese risollevarsi dopo l’abbattimento di ogni libertà di espressione del regime fascista e vivere una primavera di libertà.

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