La verità storica dei revisionisti

di Osvaldo Bossi

Scriveva Primo Levi su La Stampa il 26 novembre 1980, in un articolo riguardante una località, Torrance, presso Los Angeles, (dove è stato fondato un «Institute for Historical Review» il cui scopo statutario era la revisione della storia ufficiale della seconda guerra mondiale) si legge che:

..."si è tenuto un seminario a cui ha preso parte un esperto del ramo, quel professor Faurisson che ha convulsamente cercato di far parlare di sé l'anno scorso sostenendo che le camere a gas di Auschwitz non hanno ucciso nessuno, anzi, sono state costruite dopo la guerra allo scopo di diffamare il regime nazista. L'Istituto di Torrance istituì un premio di 50.000 dollari da conferire a chi provi «irrefutabilmente» che i nazisti sopprimevano gli ebrei nelle camere a gas".

Non è arrischiato pronosticare che questo premio provocatorio rimarrà nelle casse dell'Istituto.

Per iniziative di questo genere non occorre molto coraggio né molto denaro: basta disporre di una sconfinata protervia e malafede. Non si correrebbe alcun rischio nell'istituire un premio anche di 50 milioni di dollari da conferire a chi dimostrasse «irrefutabilmente» che fra il 1939 e il 1945 si è svolta su questo pianeta una guerra cruenta; a chiunque si presentasse con testimonianze, documenti, inviti a sopralluoghi, e reclamasse il premio, basterebbe rispondere con argomenti analoghi a quelli cocciutamente sostenuti dal precursore Faurisson. Che le Linee Maginot e Sigfrído non sono mai esistite: i loro ruderi tuttora esistenti sono stati fabbricati qualche anno fa da imprese specializzate, su piani forniti da scenografi compiacenti, e lo stesso si può dire dei cimiteri di guerra. Che tutte le fotografie d'epoca sono dei fotomontaggi. Che tutte le statistiche sulle vittime sono contraffatte, opera di propaganda terrorista o interessata: in guerra non è morto nessuno perché la guerra non c'è stata. Che tutti i diari e memoriali, pubblicati in tutti i paesi coinvolti nel preteso conflitto, sono bugiardi, o opera di squilibrati, o estorti con la tortura e il ricatto, o pagati. Che le vedove e gli orfani di guerra sono delle comparse stipendiate o dei paranoici.
Che cosa non può smentire un Istituto? L'Ariosto, che se ne intendeva, raccomandava ironicamente ai Principi di tenersi amici gli scrittori, i poeti e gli storici, perché sono loro i fabbricanti della verità. Chi la vuole conoscere non si deve fidare di Omero, che è stato corrotto dall'establishtnent greco con donazione di palazzi e ville:

«E se tu vuoi che 'l ver non ti sia ascoso
Tutta al contrario l'istoria converti;
E che Penelopea fu meretrice».


E questa la verità storica che l'Istituto di Torrance avrebbe ristabilito se fosse esistito a quel tempo, e che intende ristabilire oggi.

Parliamo del 1980, oggi 2023, il tentativo continua, in questi anni abbiamo assistito a deformazioni e mistificazioni che partendo dalla negazione dell’olocausto, dall’attribuzione della liberazione di Auschwitz da parte americana (il film di Benigni è la chiara svendita della verità per un premio nobel qualsiasi) all’equiparazione del comunismo al nazismo con al complicità di un’Europa ormai serva degli americani e della Nato e disposta a tutto compreso il negare una guerra in Ucraina, evitabile, che è iniziata nel 2014 con il colpo di stato in piazza Maidan a Kiev, con la strage alla Casa del Popolo di Odessa (46 vittime, anziani, donne e babini, torturate violentate e bruciate vive) e con i bombardamenti nel Donbass con migliaia di vittime comprese donne e bambini.

Siamo all’assurdo di negare la presenza russa non solo agli eventi artistici o atletici addirittura alla cerimonia del ricordo della liberazione del Campo di sterminio Auschwitz, fatto grave che ci riporta allo scritto di Primo Levi sopra citato e amaramente constatare che i menzogneri si sentono più forti, nel 1989 con il crollo del muro di Berlino ha vinto il capitalismo e il fascismo è la sua espressione più reazionaria, è un suo strumento.

Scriveva Bertolt Brecht:  “E voi, imparate che occorre vedere e non guardare in aria; occorre agire e non parlare. Questo mostro stava, una volta, per governare il mondo! Il popolo lo spensero, ma ora non cantiamo vittoria troppo presto: il grembo da cui nacque è ancora fecondo.

Questa mattina a Gallarate al cimitero Monumentale, di fronte al monumento dedicato alla Resistenza e alle vittime del nazifascismo abbiamo visto e sentito la presenza di giovani studenti e studentesse del Liceo G. Pascoli e delle scuole medie G. Cardano, loro sono la speranza e su di loro che occorre fare affidamento perché la Storia rimanga instancabile insegnante e anche se ha pochi scolari alla fine presenterà il suo conto.

Un bel corteo anche più numeroso degli altri anni, con il labaro dell’ANPI, del Liceo G. Pascoli, della scuola Media G. Cardano con le bandiere rosse del PCI, con la bandiera della CGIL con la bandiera di chi ha liberato il campo di sterminio di Auschwitz: l’ARMATA ROSSA SOVIETICA.

Una nota stonata, l’assenza dell’Amministrazione Comunale, … si saranno dimenticati?, o forse no!… già la campagna elettorale.

 

 



 

 

 

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